venerdì 7 agosto 2015

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Un'amica bene informata, che lavora nel settore, mi informa formalmente che il blu è il colore più richiesto nell'abbigliamento maschile.
D'accordo, faccio parte di una "minoranza cromatica". Ma resisterò. A colpi di nero.

giovedì 6 agosto 2015

Sfoghi di egotismo



Ho appena finito i Ricordi di egotismo, perciò mi trovo in una fase in cui ritengo che le mie esperienze e le mie impressioni siano di imponente interesse. In effetti, lo ritenevo anche prima, ma Stendhal ha sicuramente peggiorato la situazione.
Perciò: desidero esprimere pubblicamente e definitivamente la mia personale insofferenza per il “blu”. Basta. Basta. Basta!
Questo colore irritante, per il quale ho coniato anni addietro l’efficace definizione di “nero mancato”, ha imperversato nelle collezioni primavera/estate 2015 con inusitata determinazione e invadenza. Certo, ad ogni sacrosanto marzo, le vetrine cominciano puntualmente a popolarsi di questa tinta frustrante (oltre che di righe, pois, fiori; e per citare la battuta di un certo film, “Avanguardia pura, insomma”). Ma quest’anno si è esagerato. Ogni brand, ogni linea aveva il suo bravo blu sparso un po’ dappertutto. Non solo nel casual/pseudo-marinaro/pseudo-barcaiolo (un giorno parleremo anche di questo). Ce n’era per tutti: abiti da cocktail, da sera, da cerimonia (Ah! Vuoi mettere un bel blu per la cerimonia? C’è di che parlare di “rivoluzione pura”), da tutti i giorni, da lavoro (nel senso di “ufficio”, perché se lavorate in un cantiere, allora sì, il blu è il vostro colore; cfr. “tute da”). Questa proliferazione cromatica fastidiosa mi ha fatto risparmiare delle cifre considerevoli, non c’è dubbio, ma esteticamente parlando ho sofferto. Sofferto moltissimo.
Ma non è finita. Oltre ad averlo dovuto tollerare e soprattutto dribblare durante i saldi, ora scopro che sarà il protagonista anche delle collezioni invernali. Ma come?! Passi la “tradizione” nella primavera, passi lo scivolone estivo (per una volta). Ma l’inverno. L’inverno no. Se banalità ha da essere allora che banalità sia. E se devo sciropparmi il blu in primavera, ho il diritto di strafogarmi di nero (e di marrone, e di grigio) d’inverno.
E la volete conoscere la cocente, umiliante ciliegina sulla torta (blu)? Il parigino museo della moda, il Palais Galiera, ha appena dedicato una mostra fascinosissima alle creazioni di Jeanne Lanvin. Lo sapete qual è il colore più ricorrente?
Ecco. Appunto. Anche la storia della moda è contro di me. Ditemi voi cosa mi resta. E se vi sembro affetta da egotismo, ricordatevi che Monsieur Beyle non era certo l’ultimo degli sciocchi. Lui detestava i suoi connazionali, io detesto il blu. Chi è più difficile?






Nota a margine: per chiarezza e precisione, con “blu” intendo il blu scuro, quello che include il “blu notte”, quello che si declina in tonalità che, in maniera più o meno ardita e sfacciata, si avvicinano al nero. A volte pericolosamente. Perciò, se vi trovate in un negozio e sentite una cliente (bella, magra, sciccosa, ma dall’attitudine elegantemente nevrotica) che chiede alla commessa se il capo che ha provato è blu o nero, e se la domanda viene ripetuta quattro o cinque volte, e se viene anche richiesto un attestato scritto di garanzia di neritudine prima dell’acquisto… Ecco, quella sono io.