sabato 27 dicembre 2014

Buon Natale...?

In Francia, nell'ultimo mese, s'è discusso a più riprese se fosse il caso di rimuovere il presepe che un Sindaco aveva fatto erigere all'interno dell'area del municipio. La Francia è un paese laico, dunque sì, certo che andava rimosso. E punto. Anche se è entrato nell'immaginario culturale, è e resta un simbolo religioso. L'albero no, il presepe sì. Perciò andava tolto, semplicemente (magari con le scuse del Sindaco).
Invece, il presepe è rimasto, mentre si è proposto - per equanimità, polemica, gusto della farsa - di affiancargli simboli religiosi d'altri credo, finendo nella parodia dell'idiozia e, soprattutto, nel mancato rispetto per ogni culto (e dunque per nessuno in particolare).

In una piccola città del Nord Italia, invece, il presepe lo hanno messo dove lo mettono da alcuni anni, sotto un porticato (probabilmente proprietà del comune, peraltro), lungo una delle vie storiche del centro. E qualcuno ha pensato bene di rubare la statuetta del Gesù bambino. L'atto è esecrabile, ma con l'aggravante, a mio avviso, d'essere privo di qualunque tenore ideologico.
Nel nostro paese non ci si pone il problema se sia rispettoso imporre a buddisti, musulmani, atei, ecc. l'esibizione del presepe nelle pubbliche vie. Però, quando nessuno guarda, si fa la bravata, la "provocazione", la "goliardata".

Non so. Ho come l'impressione che il Natale di per sè aumenti il tasso di stupidità e la tendenza alla regressione. Al di qua e al di là delle Alpi.
Buon Natale...?



P.S.: ho controllato, il "negozio di scarpe a fianco" non ha ricevuto niente.


 

lunedì 8 dicembre 2014

Un blog che funziona


Eccoci qua. Ecco un regalo di Natale (anticipato). Volevo segnalare un blog intelligente, utile ed elegante, che ho scoperto grazie alla mia amica Susanna, donna intelligente, charmante ed elegante (be', certo!).
Una professionista, che conosce e ha a che fare con i prodotti e i trattamenti per il corpo, il viso, i capelli, ecc. ha deciso (per fortuna!) di mettere a disposizione di chi lo desidera le sue conoscenze e i suoi consigli, elargiti con garbo, competenza e simpatia.
Il nome del blog è già tutto un programma: www.cremechefunzionano.blogspot.it
E trattasi proprio di questo, ovvero di andare a scoprire quali prodotti hanno la composizione giusta e gli effetti desiderati. Perché parte tutto da questo: leggere la lista degli ingredienti. Che, spesso, per una cremina o una maschera purificante è lunga quanto la Divina commedia, in edizione filologica e commentata. Se non siete pratici di terzine e rime incatenate, ecco che qualcuno farà il lavoro al posto vostro e vi offrirà una godibile parafrasi di quel che va tenuto e di quel che va buttato.
Quel che si impara (come minimo) è che quasi mai i prodotti più costosi, pubblicizzati e trendosi sono efficaci. Mentre invece, pescando qua e là, tra bio, discount e soprattutto marchi altrimenti considerati "minori" o anche pressoché sconosciuti potete trovare le buone, oneste miscele: che funzionano.
Un altro aspetto che sta alla base della filosofia di questo blog e che ci sentiamo di condividere è l'idea che il trattamento è meglio del "trucco". Cioè che un buon siero, che contiene le robine giuste ma non costa necessariamente una cifra immorale, usato con metodo e sul lungo periodo dà risultati più soddisfacenti e durevoli del miscuglio siliconico che nasconde ma non tratta, appunto, un bel niente. E rischia di lasciarci la pelle meno fresca, il portafoglio più leggero e l'autostima assotigliata una volta che l'abbiamo tolto.
Attenzione, il blog ha anche la sua bella dependance su faccialibro, spesso più aggiornata del blog. Entrambi i canali sono interattivi: potete scrivere, intervenire, chiedere.
Ci è piaciuta la competenza, ma anche il piglio spigliato, diretto. 
Provate, vedete, vale la pena di farci un giretto: si imparano delle cose. Il che non è poco.
(Di P.)

martedì 25 novembre 2014

In sella, comincia la storia



Tanto per non usare mezzi termini né tergiversare, diciamo subito che Tutte le bici che non ho più è un bel libro. Anche nell’aspetto (il disegno di copertina, lieve e disteso come una pedalata in pianura, è di Margherita Micheli). Appena uscito (per i tipi della Scripta), infatti, il volume è già stato ristampato. Non scaricato. Proprio ristampato.



Doveva essere un manuale (autorevole, visto l’autore) per il ciclista, ma tra le pagine più illustrative – anche quelle godibilissime – si sono inseriti per fortuna dei racconti, degli aneddoti, delle leggende, dei ritratti. Che l’autore, sempre lui, quello autorevole, è capace di porgere con una simpatia, una grazia e una verità corroboranti. La scrittura scorre, scorre anche quella come una pedalata in pianura. E l'immaginazione offre al lettore (e all'autore) un filo rosso che salda poeticamente la vita a tutte quelle biciclette che sono partite per le vie di un borgo o per le strade del mondo.
Alfredo Nicoletti, l’autorevole narratore, tra le altre cose, ha costruito e venduto biciclette (come il padre) per un bel tratto della sua vita. E di storie ne ha viste passare e ne ha sentite raccontare. Le ha riunite. Con eleganza (che imprime sapientemente anche agli sporadici gros mots, e non è da tutti).



Insomma, Tutte le bici che non ho più è una chicca per i ciclisti e gli amanti della bicicletta; è una raccolta di racconti deliziosi, gustosi, commoventi, divertenti; è un piccolo libro sulla veronesità, quella di oggi e quella di ieri, che a volte sono, a ben guardare, la stessa cosa. Ma non si resta a Verona, non ci si ferma là, si viaggia: da varie località venete a Trieste, al Belgio, e si arriva persino a Hollywood, passando per la Bulgaria.
Le vie della bicicletta sono infinite, come quelle delle belle storie.  
(Di P.)



venerdì 21 novembre 2014

domenica 21 settembre 2014

Bisogna pur difendersi

Sabato pomeriggio, nel quartiere parigino del Marais, mi sono imbattuta in un negozio di antiquariato barra modernariato barra usato barra... Un posticino grazioso, ma come ce ne sono tanti nei paraggi.
Questo però aveva messo in vetrina un cartello che non poteva passare inosservato. Può sembrare una roba da nostalgici tradizionalisti, invece trovo che la proprietaria o il proprietario del nagozio abbia i piedi ben piantati nelle dinamiche del commercio contemporaneo. Hanno capito come funziona ormai la testolina del potenziale cliente. E sanno prevenire, se non difendersi...
(Di P.)


P.S. per i non francofoni: "Questo esercizio commerciale è meno caro di Internet".

domenica 31 agosto 2014

Scampolo d'estate

Un'amica ha scovato questo abitino che è una delizia (le sta benissimo) ai saldi dei saldi. Adoro i saldi dei saldi, ma non sempre si hanno di queste fortune! Lo stile è di quelli classici che piacciono sempre e il cinturino celeste dà il tocco magico. Magari lo metterà poco prima di riporlo col cambio di stagione. Però l'anno prossimo rispunterà. Che invidia!
(Di P.)




martedì 26 agosto 2014

L'eterno sorriso

Nel Castello di Otranto quest'estate l'unico fantasma che si aggirava nelle sale era quello della dolce Monnalisa di Leonardo. Infatti, una mostra consacrata al sorriso più celebre della storia dell'arte è stata organizzata in questa elegante cittadina in provincia di Lecce.




L'esposizione comprendeva tutta una serie di interpretazioni, variazioni e rivisitazioni della Signora in questione.
Eccone alcune (ci scusiamo per la qualità delle immagini, non sempre eccelsa).


La più dissacrante, eppure autentica!



La più affollata.
La più saggia?
La meno originale.
Vabbe'.
La "sorella"...
... Come si può notare dai dettagli.
Fumettistica.
Citazionista.
(Di P.)

lunedì 25 agosto 2014

Templi moderni



Passeggiando in agosto per le strade di una capitale europea particolarmente assolata (una delle poche, in questa bizzarra estate 2014), mi sono imbattuta nelle pantagrueliche vetrate di un esercizio commerciale del quale non avrei mai potuto immaginare nemmeno l’esistenza. In un palazzo bello e imponente decine e decine di metri quadrati, su due piani, sono stati allestiti con dovizia di dorature, specchi formato famiglia (numerosa), open space diluito ma diffuso, dettagli trendy, sapienti tocchi di kitsch e micro installazioni con rivisitazioni del prodotto (ricoperto di broccato, ricoperto di strass, ricoperto di seta) per vendere… Un gelato con lo stecco.


 Che è una cosa molto semplice e banale e, certo, non nuova e, a priori, né esclusiva né lussuosa.
Per questo, messa da parte la nausea spontanea e i primi vagiti di un riso isterico, ho provato una forma di mistica ammirazione per coloro che si prodigano a titillare la propria creatività per giungere a realizzare questi templi contemporanei consacrati a un’idea di marketing.
Perché di templi si tratta, a ben guardare. Sono spazi destinati alla collettività, eretti per offrire un luogo dedicato per celebrare una fede. Che lo si consideri un’offerta o un sacrificio, esigono il versamento dell’obolo onde partecipare a pieno titolo al rituale. Un certo numero di fanciulle e fanciulli dalle gradevoli fattezze, e impregnati della purezza che solo la giovinezza sa elargire, celebrano i riti tra le dorature e gli specchi; e accompagnano così il fedele nel suo soggiorno nel tempio.
Ma la fede in che cosa viene celebrata? Quale genere d’appagamento esistenziale o sollievo metafisico viene suggerito da tali luoghi? Qui sta il genio dei sopracitati creativi.
Al centro di tale “consacrazione” sta la fede nel fatto che il vuoto salverà il mondo. E lo renderà pure un posto migliore. E cioè che un gelato con lo stecco è il massimo del piacere, della realizzazione e della consapevolezza dell’esistenza a cui si possa aspirare e attingere. Che un gelato con lo stecco ci rende sciccosi, che un gelato con lo stecco ci rende importanti, che un gelato con lo stecco ci rende finalmente unici e che un gelato con lo stecco può dimostrare, definitivamente e irreversibilmente, quanto siamo straordinariamente fighi.
Sia chiaro, ho i piedini per terra: e sono lieta che qualche decina di persone abbia uno stipendio (che magari, visti i tempi, altrimenti non avrebbe) perché impartisce i sacramenti nel tempio del gelato con lo stecco. E lo so che pure una bella borsa firmata mi alletta anche perché mi fa sentire sciccosa, importante, ecc. Ma è proprio questo il punto, da qui è scaturita la mia ammirazione: hanno creato un mito intorno all’ennesimo oggetto commerciale, ma lo hanno fatto con il gelato con lo stecco. Ti vendono il gelato con lo stecco in un ambiente (location, se preferite) degno della megalomania dell’ennesima esclusiva boutique di uno stilista arrivato. Ti offrono, in cambio sempre di un gelato con lo stecco, di poter credere di stare facendo l’esperienza del lusso, dell’esclusività, dell’appartenenza a un’élite del gusto (se non del buon gusto...).
È praticamente un miracolo!
Amen.
(Di P.)

domenica 17 agosto 2014

Artigianato creativo d'estate

Nella vetrina di un piccolo ma grazioso negozietto a Lecce, ho notato alcuni giorni fa questi "accessori" realizzati con l'impiego di bottoni e, mi è parso, del buon gusto. 



Mi hanno ricordato qualcuno che conosco. Qualcuno che, con qualche bottone, è pure capace di realizzare gioielli originali ed estrosi.
Degli oggetti leccesi mi ha colpito soprattutto la collana (qui sotto). Purtroppo, il negozio era chiuso e non sono potuta entrare per un'esplorazione, alla scoperta, magari, di altri piccoli tesori. Trattavasi d'esercizio interessante: mescolava il vintage e il non vintage con oggetti artigianali o "restaurati" e reinventati.
Alla prossima.


lunedì 9 giugno 2014

C'est la vie !

Le parole e le espressioni dei cugini d'oltralpe che l'italiano ha ormai accolto e assimilato sono molte, moltissime. Simone Rovellini le ha assemblate con ironia e creatività per formare un cortometraggio garbato e divertente. Vi invitiamo dunque a fare come Henriette (Simona Tarasco), la protagonista di C'est la vie, che "cade nei cliché per sfuggire alla routine". Buona visione. E... Amusez-vous bien !


martedì 11 marzo 2014

Porte, ponti, paesaggi: ancora qualche cartolina dall'Irlanda

Porte, come non se ne vedono spesso. La presenza del colore richiama l'attenzione, specie per le vie della città (Dublino), ma pure nelle cittadine di campagna (Cong).






Dublino è attraversata dai ponti. Tra i più famosi c'è il ponte pedonale a larghi scalini Half penny Bridge, che collega le sponde del Liffey. Il suo nome è legato al pedaggio che era richiesto per attraversarlo.



Le antiche abbazie si lasciano vincere e circondare dalla natura, mentre le scogliere dell'Irlanda conservano il loro fascino anche in una giornata di pioggia.





giovedì 27 febbraio 2014

giovedì 30 gennaio 2014

Un (pre) San Valentino speciale

Un'amica ci segnala questa iniziativa, che ci sembra importante, bella ed "elegante".
Si tratta di un evento per la raccolta di fondi e la sensibilizzazione nei confronti della fibrosi cistica. La serata prevede la proiezione (in lingua originale inglese con sottotitoli in italiano), a Verona, presso lo splendido e centralissimo Palazzo della Gran Guardia, del film Foreverland, girato da Maxwell McGuire, un giovane regista canadese affetto da fibrosi cistica.  
L'offerta richiesta è di 30 € e prevede la visione del film e il light dinner alla fine della proiezione.



Sinossi
Will ha vent'anni ma la sua vita è bloccata, ferma, sospesa perché lui è malato di fibrosi cistica. La sua idea fissa è di non avere molto tempo, pensa al suo funerale, ordina una bara comoda, finché un giorno tutto cambia: le ultime volontà del suo amico Bobby, che se n'è andato a causa della sua stessa malattia, pretendono che lui abbandoni la sua triste routine e parta per il Messico con una duplice missione: quella esplicita di spargere le ceneri di Bobby al Santuario del Sol; quella non detta ma ben più importante di ricominciare a vivere.
Will partirà dunque da Vancouver per un viaggio dentro se stesso e lungo la costa del Pacifico in compagnia di Hannah, la sorella di Bobby, con la quale condividerà l'avventura che lo porterà a mettere da parte la paura per iniziare a sognare, rischiare e amare, insomma a vivere.

Il film non manca di umorismo... nero.
Il protagonista e il regista sul set

Il regista al lavoro

martedì 28 gennaio 2014

Una deliziosa serata tra amici, una cena perfetta

L'anno è iniziato bene. Benissimo. Con una serata e una cena eleganti, che più eleganti non si può. Ciò è avvenuto qualche giorno fa, da degli amici, che sono simpatici e accoglienti, ma questo lo sapevo già. Invece, hanno stupito con una cucina deliziosa. Onore al merito: lei è proprio, ma proprio portata. Ma lui ha fatto le foto. Quindi, onore al merito, again.

Il catalogo è questo...
L'antipasto consisteva in uno sformato di topinambur, accompagnato da una soave salsa al parmigiano. 



A seguire, uno sformato di riso venere, affiancato perfettamente da gamberoni e verdure julienne saltati delicatamente alla salsa di soia. Semi di sesamo, infine, per guarnire.



E ancora, sarde impanate e fritte (con garbo, con leggerezza), pomodori ciliegini caramellati, radicchio ai ferri: l'equilibrio era nel piatto.



Il dessert consisteva in superbe pere al vino con gelato, ma temo che ce lo siamo mangiato prima di pensare a fotografarlo. Lo avrebbero meritato. Come la galette des rois rigorosamente maison che lo ha seguito, quale "esotico" fuori programma di stagione.
Come se non bastasse, l'ospite - nonché cuoca sopraffina - indossava un abito adorabile, perfetto su di lei (la ragazza pare abbia gli indirizzi giusti). Chapeau madame !


Buon anno! Che sia elegante, ça va sans dire...

Pare che si possa fare. Purché entro il mese di gennaio. Ecco, dunque:

2013<2014